Cefalea tensiva


La cefalea tensiva è la forma più diffusa di “mal di testa”. L’insorgenza della cefalea tensiva è nell’età giovanile, con un successivo declino nell’età presenile.
Questo tipo di mal di testa, può essere sia episodico (se capita raramente), sia cronico, se si presenta per più di 15 giorni in un mese o per oltre 6 mesi l’anno. La forma episodica è causata da sforzi o errori di postura, mentre quella cronica dipende da modificazioni funzionali del sistema nervoso centrale.
Le principali caratteristiche della cefalea tensiva sono:
  1. dolore, lieve o moderato, localizzato in zona frontale o a livello della nuca (zona occipitale);
  2. dolore percepito come un peso o un cerchio alla testa, tipo morsa o pressione, mai pulsante ma ondulante
  3. può durare da mezz’ora a una settimana;
  4. non peggiora con il movimento fisico;
  5. migliora con attività e specifici esercizi rilassanti;
  6. in genere non è associata ad altri sintomi, come il vomito;
  7. può essere accompagnata da fotofobia (il dolore è aggravato dalla luce) o fonofobia (i suoni peggiorano il mal di testa)
Le cause della cefalea tensiva non sempre sono individuabili, tuttavia se si esclude la presenza di disfunzioni oromandibolari o del cavo orale e l’abuso di alcuni farmaci, occorre necessariamente prendere in considerazione la possibilità che il sintomo sia legato a stress psicosociali intensi, disturbi d’ansia o depressivi.
La causa scatenante induce una contrazione continuativa dei muscoli intorno al capo e al collo determinando un danno a livello dei tessuti e quindi un processo infiammatorio.
Nelle persone che soffrono spesso di cefalea tensiva, i meccanismi di controllo di questo percorso non funzionano in maniera corretta. Questo provoca un’ulteriore contrazione muscolare determinando nuovamente uno stimolo doloroso e creando, quindi, un meccanismo che, se non viene interrotto, rischia di alimentasi e amplificarsi. In questi casi, può essere utile intervenire con un aiuto farmacologico (analgesico) che interrompa ai primi sintomi questo flusso.

Cefalea tensiva cura

La terapia della cefalea tensiva è di tipo multidisciplinare: farmaci miorilassanti, diario per facilitare l’identificazione dei fattori scatenanti, dei sintomi e della frequenza degli attacchi, regolamentazione dello stile di vita, psicoterapia individuale di tipo cognitivo comportamentale, Biofeedback (EMG, termico) per l’educazione al controllo della tensione muscolare e interrompere il ciclo vizioso “contrattura > dolore > contrattura”, tecniche di rilassamento (training autogeno, yoga, esercizio isometrico, etc.), elettroterapia (rilassamento muscolare e stimolazione rilascio di endorfine), fisioterapia (correzione postura, mobilizzazione, manipolazioni spinali, massaggi).
Non esiste una vera e propria cura della cefalea tensiva, che almeno nella sua predisposizione rimane cronica, ma gli episodi possono essere significativamente ridotti intervenendo sui fattori psicologici che tendono a mantenere l’iperattivazione del sistema nervoso autonomo e la relativa contrazione involontaria della muscolatura coinvolta.

Rimedi naturali


Impacchi vegetali

Per evitare l’assunzione di medicinali e per alleviare il dolore potreste fare degli impacchi con foglie di cavolo o cipolla o rafano da applicare sulla nuca per almeno una mezz’oretta.

Limone o Patate

Sempre per alleviare il dolore tagliate ed applicate sulle tempie delle fette di limone o di patata tenendole ferme con un fazzoletto di cotone legato intorno alla testa.

Olii essenziali di Lavanda o Menta

Se invece avete a disposizione degli olii essenziali di lavanda o menta frizionate delicatamente le tempie e la fronte.

Tisane calmanti

Camomilla, valeriana, melissa, fiori di arancio, passiflora se bevute sotto forma di una calda tisana rilassante possono aiutarvi a distendervi e a sentirvi meglio.

Rimedi omeopatici

  • Arsenicum album, è consigliato quando il dolore è causato da tensione e stress, quando dunque vi è la tendenza ad accumulare la rabbia tutta in testa. Questo rimedio infatti interviene soprattutto in casi di cefalea scatenata da un fattore preciso di stress o arrabbiatura.
  • Kalmia latifolia, aiuta a combattere il mal di testa che inizia dal collo e si estende dalla nuca fino al centro della testa e che compare soprattutto la mattina e termina la sera intensificandosi a metà giornata, peggiorando con la luce.
  • Belladonna Per una forte cefalea pulsante frontale accompagnata da ipersensibilità al cuoio capelluto (tanto che si ha difficoltà anche a pettinarsi). I dolori sono pungenti, peggiorano all'aria aperta e con il rumore.
  • Bryonia per combattere il dolore che parte all'occhio sinistro o dalla fronte e che si estende a tutta la testa, associato anche a stitichezza. I dolori aumentano se si fa qualsiasi tipo di movimento.
  • Calcarea Phosphorica è utile per gli studenti che oltre al dolore alla testa accusano anche un forte mal di pancia.
  • Cimicifuga, in caso di rigidità di collo e dolore che si presenta soprattutto con il ciclo mestruale o con i cambiamenti ormonali durante la menopausa.
  • Ignatia amara, per problemi causati da spasmi alla testa o alla schiena e si sente come un chiodo fisso, in particolare un mal di testa causato da un trauma o un dolore emotivo.
  • Natrum muriaticum è un ottimo rimedio per l'emicrania causata da esposizione al sole o mal di testa che si accendono da stress o dolore.
  • Nux vomica, indicato per i mal di testa causati da stress, troppo lavoro, cattiva digestione o intossicazione. Il dolore è spesso accompagnato da nausea e mal di stomaco. Questo rimedio è ottimo anche in casi di costipazione.
  • Pulsatilla (Pulsatilla pratensis) anche questa può alleviare il dolore causato dal ciclo mestruale.
  • Spigelia, utile per la cefalea a grappolo che interessa prevalentemente la zona del viso e degli occhi.
Per rendere il dolore meno forte cercate in ogni caso di rilassarvi e di respirare profondamente, infatti a volte il mal di testa può essere causato o peggiorato da un inadeguato apporto di ossigeno. Quando il dolore è talmente forte da non farvi ragionare, sdraiatevi in una stanza buia e fate degli impacchi con acqua fresca (ma anche eventualmente calda)sulla zona dove provate più dolore. A volte come accennato sopra il mal di testa è causato da una cattiva postura o da un da scarpe sbagliate, cercate quando state seduti di assumere una posizione corretta e possibilmente optate per sedie ergonomiche.
Riflessologia, massaggi, aromaterapia ed agopuntura potrebbero essere delle soluzioni a dei forti mal di testa cronici, ma la cosa migliore prima di sottoporsi a qualsiasi cura in questi casi è rivolgersi ad uno specialista in materia.

Fonti: greenme.it 

 

Che cos'è ?

Il raffreddore è un infezione del tratto respiratorio che può essere causata da più di duecento virus diversi, che si diffondo per via aerea, tramite starnuti o colpi di tosse o per contagio con oggetti infetti. Le mucose che rivestono il naso e la gola reagiscono all'invasione del virus gonfiandosi e secernendo un ulteriore quantità di muco. Ne conseguono: congestione, starnuti, tosse, mal di gola e malessere generale, che rappresentano il meccanismo attraverso il quale l'organismo espelle il virus e costringe a rallentare i ritmi e riposare. Sebbene questo disturbo possa presentarsi in qualsiasi parte dell'anno, la maggior probabilità di contrarre il virus si riscontra in autunno e in inverno.
Il raffreddore può, se non curato adeguatamente, essere causa di patologie ben più gravi, può infatti tramutarsi in influenza e nel peggiore del casi bronchite o polmonite.

Rimedi Naturali

Per curare il raffreddore possono essere utilizzati rimedi fitoterapici molto utili e incisivi. Si consiglia l'utilizzo di piante immunostimolanti che quindi sveglino  il nostro sistema immunitario e lo fortifichino sia in fase di malessere acuto si per una prevenzione. Spesso la pratica farmacologica attuale consiglia farmaci contenenti pseudofedrina e antibiotici, questo tipo di approccio causa alcuni danni che si protraggono nel corso del deficit:
  1. Problemi intestinali (flora batterica compromessa)
  2. Resistenza del virus
  3. Enorme danno energetico a causa del uso inappropriato di farmaci antibiotici.

Come procedere e quali piante usare

Si può procedere in due modi : Prevenzione e Azione sul deficit
Prevenzione: in questo caso bisogna utilizzare delle piante immunostimolanti e adattogene
Echinacea spp: pianta calda che può essere utilizzata nelle prime per prevenire i sintomi del raffreddore.
Astragalus membranaceus: stimola l'attività di fagocitosi, importante usarla solo per prevenzione essendo controindicata in caso d'infezioni acute.
Eleuterococcus Senticosus: Stimola i linfociti t-helper, immunomodulante e immunostimolante. Non usare in infezioni acute.
Allium sativum: Azione antibatterica e antivirale ad ampio range.
Lomatium dissectum: Antimicrobico, utile anche per insorgenza di herpes simplex 1-2

Cosa fare se si ha il raffreddore?

  • Lavaggi nasali con sale marino e limone sono molto utili per prevenire il proliferare di virus e batteri.
  • Utilizzare ungenti di Calendula,Thuja o Hypericum , da mettere nelle narici
  • Se dovesse insorgere febbre utilizzare Echinacea circa 15ml/die di estratto 1:2, utilizzare anche piante diaforetiche per gestire la febbre come Sambucus nigra e Achillea
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Yerba Mate

La Yerba Mate viene ricavata dalle foglie della pianta omonima, è la bevanta più bevuta nel sud-america sopratutto in Argentina,Brasile,Paraguay. Le proprietà della yerba mate sono molteplici.

Proprietà

La Yerba Mate è una pianta dalle molteplici proprietà, da essa si possono ricavare tisane che possono essere bevute calde o fredde, è possibile anche berla come un thé caldo.In ogni caso le proporietà rimangono identiche, vediamo quali sono.
  • La Yerba Mate viene utilizzata come come coadivante per le diete dimagranti, in quanto aumenta il metabolismo corporeo e quindi aiuta a smaltire i grassi e le calorie in eccesso.
  • Ha un effetto diuretico, infatti aiuta il corpo ad eliminare i liquidi in eccesso, inoltre serve a purificare l'organismo dalle tossine che vengono espulse sottoforma di urina. Questa caratteristica la rende importante per il trattamento dei calcoli renali
  • Ha un effetto energizzante, la Yerba Mate rappresenta un alternativa ideale al caffè, contiene infatti mateina, uno stimolatore del sistema nervoso che aiuta nella concentrazione e assopisce la fatica.
  • Tra i contenuti della yerba mate si hanno: caffeina, teobromina, tannini, alcuni minerali (particolarmente abbondante è il potassio), vitamina C, alcune del gruppo B e la vitamina J conosciuta anche col nome di colina. Sono presenti anche steroli simili all’ergosterolo e al colesterolo e alcune saponine localizzate nella foglia (chiamate metasaponine). Le saponine sono elementi chimici dalle rinomate attività farmacologiche, inclusa l’azione di stimolante del sistema immunitario.
  • Serve a migliorare la digestione in quanto riduce il tempo in cui il cibo sta nel nostro stomaco donando una sensazione di sazieta e di leggerezza.
  • È un energizzante naturale raccomandato alle persone che praticano molte attività fisiche o sportive. Permette di rallentare la produzione di acido lattico nei muscoli e, di conseguenza, di praticare un’attività fisica per un periodo più lungo.
  • Riduce significativamente l’ansia, migliorando l’umore specie nei casi di depressione.  
  • I principi attivi in essa contenuti sono in grado di debellare le cellule cancerogene responsabili del tumore al colon, portandole letteralmente alla morte. 
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Come si usa la Yerba Mate

Uno degli usi più popolari della yerba mate equivale al rimpiazzo del caffè, in quanto è universalmente riconosciuta come una forma sana e ricca di caffeina. Gli effetti della caffeina che contiene durano di solito più a lungo rispetto a quelli del caffè e sono largamente più tollerati nel suo complesso.
La yerba mate viene tipicamente usata anche come supplemento per incrementare la stimolazione mentale, per rafforzare il sistema immunitario e per alleviare il dolore fisico. Assumere un infuso di Erba Mate alla sera può essere utile per aiutare l’organismo a recuperare le energie perdute nel corso della giornata. Questa bevanda, inoltre, è adatta come dopo pasto per le sue note proprietà digestive in grado di favorire l’attività di stomaco ed intestino.
La bevanda di yerba mate può essere preparata come un normale tè, lasciando cioè in infusione per alcuni minuti le foglie in acqua bollente e filtrando il liquido subito dopo. Il dosaggio raccomandato di yerba mate varia da individuo a individuo e dipende anche dalle modalità attraverso le quali si assume tale sostanza, in quanto esistono supplementi di pillole, di polveri o di tè che derivano direttamente dalle foglie della pianta.
Proprio per questo motivo, è molto importante sia seguire sempre attentamente le indicazioni riportate nella confezione che si acquista, sia consultare il proprio medico di fiducia prima di iniziare ad integrare la dieta con la yerba mate.
Generalmente, la forma standard per quanto riguarda le pillole e la polvere è compresa tra i 2 e i 3 grammi di sostanza, da consumare con un abbondante bicchiere di acqua. Per quanto riguarda il tè invece, per beneficiare dei vantaggi della yerba di mate sono necessarie 2 o 3 tazze di liquido al giorno a temperatura ambiente.

Bibliografia consigliata


Mate
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Cos'è il reflusso gastroesofageo

Di norma il cibo che noi ingeriamo passa dalla bocca all'esofago che poi porta dritto allo stomaco, esiste una valvola chiamata "cardias" che impedisce la risalita del cibo dallo stomaco all'esofago. Quando questa valvola s'infiamma ovvero s'innesca un reflusso gastr-esofageo cronico(esiste un reflusso gastro-esofageo fisiologico che non crea alcun tipo di patologia) non svolge appieno il proprio compito e spesso vi è una risalita di succhi gastrici o di esalazioni di gas verso l'esofago. Il problema sta nel fatto che le pareti dello stomaco sono abituate all'acidità mentre quelle dell'esofago no. Allora succede che vengono irritate dall'acido e spesso si va incontro a infiammazioni e ulcere. Il reflusso gastro-esofageo è legato per l'80% dei casi all'ernia iatale.
reflusso gastro immagine 1

Sintomi

Tipicamente si manifestano come bruciore dietro lo sterno (pirosi) e rigurgito. A volte sono presenti anche sintomi atipici come asma, tosse e disturbi del ritmo cardiaco. I momenti più critici per il reflusso si possono verificare dopo un pasto abbondante e spesso durante il sonno, quando il contenuto gastrico risale più facilmente nell’ esofago, anche fino in gola.

Chi colpisce

Avere un po’ di reflusso ogni tanto, può essere normale. Se la cosa diventa frequente (oltre le 2-3 volte a settimana) allora può diventare una vera e propria malattia, che tende a cronicizzare.
Il reflusso gastro-esofageo è un disturbo molto diffuso e in notevole aumento negli ultimi decenni, tanto da essere definito la “malattia del terzo millennio”. Colpisce più le donne che gli uomini. La probabilità di soffrire di reflusso aumenta con l’aumentare dell’età, soprattutto dopo i 40 anni. Le persone più colpite sono in genere quelle di età compresa tra i 55 i 64 anni. E’ comune anche nelle donne in gravidanza (oltre il 50%  occasionalmente e il 5% giornalmente) e nei neonati. In Italia è molto diffuso e colpisce circa una persona su tre. In genere è un disturbo più comune nel mondo occidentale dove riguarda circa il 10-40% di tutta la popolazione.

Cibi da evitare

Si ritiene che cibi acidi come agrumi e pomodori acuiscano i sintomi; sono alimenti da evitare anche caffè, alcolici, bibite gassate, spezie, cibi piccanti, tè nero, fritture, saccarosio, crusca, cereali integrali in chicchi, salumi, insaccati, formaggi stagionati, frutta con la buccia, rape, ortaggi a foglia verde crudi.

Alimentazione

Il reflusso gastro-esofageo ed eventuali processi infiammatori-ulcerativi possono essere totalmente curati e guariti senza i farmaci dell’allopatia e, a parte rari casi, senza chirurgia, indipendentemente dalla presenza di un’ernia iatale o dell’Helicobacter pylori. La base fondamentale dell’intervento terapeutico è la dieta. Non solo intesa sotto il profilo di quello che si deve o non si deve mangiare, ma anche riguardo ad alcuni fondamentali aspetti:
  • modalità - mangiare con calma, seduti, in ambiente tranquillo e non freddo,  senza il disturbo di telefoni,  televisione o discussioni impegnative. Masticare tutto molto bene. Come dice il saggio: “Mastica la tua acqua e bevi il tuo cibo”. La saliva contiene sostanze che tamponano l’acidità e riparano le mucose. Addirittura, pare che masticare la chewing gum dopo i pasti sia un toccasana per chi soffre di reflusso: stimola la produzione di molta saliva e aumenta il ritmo di deglutizione…l’importante è non usare quelle con aspartame e acesulfame. Nell’ambito delle “modalità”, una cosa da non fare mai è sdraiarsi dopo i pasti o infossarsi nella poltrona, ma anche impegnarsi in attività fisiche intense;
  • tempi -  per esempio, non bisogna abbuffarsi la sera e poi saltare la colazione;
  • ritmi -  avere pasti regolari, evitare digiuni prolungati;
  • associazioni - non mischiare di tutto durante il singolo pasto. Dissociare il più possibile;
  • qualità – consumare alimenti altamente nutrienti, freschi e vitali. Evitare il forno a microonde, i cibi confezionati, ecc. Ridurre globalmente i carboidrati. Alcuni alimenti potrebbero peggiorare decisamente la situazione: caffè, cioccolata, menta, alcol, spezie, dolciumi, ecc.
  • quantità – fare piccoli pasti. Mai riempirsi. Non mangiare se non si è ancora digerito il pasto precedente.
Il sovrappeso è una condizione che aggrava notevolmente il reflusso. In questo caso, allora, bisogna modificare la dieta anche in senso dimagrante.

Rimedi fitoterapici

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I macerati da piante fresche di Melissa officinalis e di Angelica possono essere di grande aiuto per combattere i problemi digestivi e l’acidità di stomaco. Si utilizzano 20 gocce lontano dai pasti 2 volte al dì, in mezzo bicchiere d'acqua. La gemmoterapia presenta un utile rimedio per regolarizzare la motilità della mucosa gastrica, la secrezione acida e ridurre il bruciore. E’ il Ficus carica MG 1 DH, 50 gocce in mezzo bicchiere d’acqua 15 minuti prima di pranzo e di cena. Per soggetti particolarmente nervosi e agitati un buon aiuto può venire dall’uso di Valeriana officinalis macerato da piante fresche, da utilizzare prevalentemente nel tardo pomeriggio e prima di andare a letto. Le dosi sono di 20 gocce, lontano dai pasti in mezzo bicchiere d'acqua. Un rimedio nuovo molto efficace è SATIVA, tavolette da sciogliere in bocca dopo i pasti a base di Liquirizia, Muschio d'Irlanda, Brucite, Camomilla fiori, concentrato di alfa-alfa, Escolzia, Ginkgo, Propoli, Argilla verde e oli essenziali di Menta piperita e Menta crispa. Si possono fare cicli di un mese. Da evitare se si soffre di ipertensione grave per la presenza di liquirizia.
Tarassaco officinalis

 

Rimedi per il metabolismo

In molti mi hanno chiesto quale potrebbe essere una pianta che facilita la digestione e stimola il metabolismo. Senza ombra di dubbio uno dei rimedi piu utilizzati per favorire la digestione e la velocità del metabolismo è l'utilizzo di piante amare.

Gli Amari

Lipo- e idrosolubili: la loro solubilità dipende dalla loro struttura chimica
Miglior forma galenica: tintura con percentuale da valutare caso per caso; gli infusi sono inoltre difficilmente utilizzabili perché eccessivamente amari
Azioni
• Stimolazione dell'appetito (oressigenici), probabilmente solo in soggetti cachessici
• Stimolazione delle secrezioni gastriche, probabilmentre soprattutto in soggetti cachessici)
• Promozione del flusso di bile
• Promozione dell'attività pancreatica
• Miglior coordinamento delle attività digestive
• Miglior assorbimento
• Riduzione delle infezioni eteriche
• Azione tonica sull'organismo

Tarassaco officinalis

Il tarassaco è una pianta amara capace di stimolare il metabolismo cellulare complessivo. Questo naturalmente è osservabile con particolare intensità nelle grandi ghiandole corporee, tuttavia questo effetto è presente anche in altri distretti dell'organismo. Attualmente possiamo attribuire al tarassaco anche un tropismo connetti-vale,- su questo si fonda l'azione del tarassaco nelle artrosi, argomento sul quale dovremo ancora ritornare. Così, come favorisce la secrezione renale, quindi agisce come diuretico, il tarassaco incrementa anche la secrezione epatica, quindi agisce come colagogo. E così confermata l'esperienza del passato, che considerava il tarassaco un buon rimedio per i disturbi biliari.
Ma c'è anche un altro campo di impiego specifico che alla luce degli studi odierni si presenta come sufficientemente fondato, quello della tendenza alla formazione dei calcoli biliari. Il tarassaco è in grado di influire non sul calcolo già formato, bensì sulla predisposizione alla formazione di calcoli, quindi sulla diatesi. Di ciò è probabilmente responsabile in primo luogo la succitata azione sul metabolismo e sulla cellula. Non è difficile comprendere che un tale effetto si possa ottenere solo in periodi di tempo piuttosto prolungati. Si dovrà dunque somministrare il tarassaco come terapia in tutti quei casi, per almeno 4-8 settimane. E opportuno anche dare una cura di tarassaco in primavera ed eventualmente ancora in autunno.
E nella natura di queste patologie la difficoltà di riuscire a obiettivare l'azione di un simile trattamento, ma rimane il fatto che i malati, dopo una cura di tarassaco, si sentono più leggeri; i disturbi alla regione superiore destra dell'addome spariscono e la tendenza alle ricadute scompare o almeno diviene chiaramente più rara. Sembra dunque possibile arrivare in questo modo, meglio e più rapidamente, a una fase di latenza della patologia. Poiché finora si è riconosciuto nell'acido chenodesossi-colico un medicamento attivo solo nella disgregazione dei calcoli di colesterolo, ma non di calcoli di altra natura, si dovrebbe fare uso delle potenzialità del tarassaco in questo campo. E ciò tanto più in quanto il tarassaco è del tutto atossico, anche se somministrato a lungo, e inoltre presenta un'azione, come si è detto, positiva sui sintomi soggettivi e tonificante generale.
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